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Francesco Farnese Duca di Parma, Piacenza e Castro (1697 – 1727)

Il Duca Francesco Farnese nelle vesti di Gran Maestro

Con decreto dell’Imperatore Leopoldo I del 5 agosto 1699 e con la Bolla Sinceræ Fidei di Papa Innocenzo XII, del 24 ottobre dello stesso anno, si confermava l’atto di cessione del Gran Magistero, dall’ultimo Principe della Casata imperiale dei Comneno alla Casata Farnesiana, autorizzando in termini espliciti il passaggio.

Ecco le importanti parole con cui il Pontefice sancisce tale atto: «Inclinando il nostro udito e dando benignamente assenso alle suppliche che a proposito di tale questione ci sono state umilmente porte sia a nome tuo che di Giovanni Andrea, Principe e Gran Maestro, Noi, con motu proprio, con certa scienza e matura deliberazione, in virtù della pienezza del nostro potere apostolico, in perpetuo confermiamo ed approviamo la cessione di detto ufficio ovvero carica di Gran Maestro e perenne amministratore della Milizia Aurata Costantiniana, cessione fatta dal menzionato Giovanni Andrea, Principe e Gran Maestro, a te e ai tuoi discendenti».

Preziosi da notare sono i termini: «L’affetto di sincera fede e singolare devozione che voi dimostrate nei confronti nostri e della Sede Apostolica e i molteplici meriti della tua illustre famiglia verso questa stessa Sede ci inducono a concedere volentieri a te e ai tuoi futuri discendenti nonché agli altri Principi della tua stessa famiglia quelle cose che accrescano il vostro onore e che rimangano come un eterno segno per ricordare la nostra paterna benevolenza verso di te e verso la tua famiglia».

Il Duca Antonio Farnese successore di Francesco

Il Duca Antonio Farnese successore di Francesco

Gli Statuti Costantiniani furono poi rivisti, con l’approvazione ecclesiastica nel 1706. Inoltre Papa Clemente XI volle, con la Bolla Militantis Ecclesiæ del 27 maggio 1718, dare all’Ordine Costantiniano un segno particolare del suo affetto e della sua benevolenza tanto da accordare al Gran Priore i privilegi abbaziali, al clero le insegne della prelatura, all’Ordine stesso, infine, la facoltà di poter costituire “benefizi ecclesiastici”: «E se qualcuno osasse invalidare quanto stabilito, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio Onnipotente e dei Suoi beati Apostoli Pietro e Paolo». In una Bolla del 1719 inoltre lo stesso Clemente XI si felicita con i Cavalieri Costantiniani per avere condotto più di 2000 fanti in Dalmazia contro le armate turche. Un ingente numero di documenti esistenti nell’Archivio di Stato testimoniano la lunga e vittoriosa guerra combattuta contro i Turchi dalla Repubblica di Venezia con l’aiuto del Duca Francesco Farnese mediante l’invio di un “Reggimento Costantiniano”.

Commenta Ettore Gallo: «Sotto l’aspetto militare la documentazione sul Reggimento Costantiniano dimostra quanto vivi fossero, nel piccolo esercito farnesiano, il valore ed il coraggio nonché lo spirito autenticamente cristiano di attaccamento ai princìpi ispiratori stessi dell’Ordine: “Glorificazione della Croce e propagazione della Fede”»[1].

Il Duca Francesco Farnese era anch’egli senza figli; non volle pertanto considerare l’Ordine un privilegio della Corona e dispose che esso dovesse tramandarsi da padre in figlio ed in caso di estinzione il Gran Maestro fosse «il più vicino [in linea di sangue] al defunto Gran Maestro, e appartenente alla famiglia Farnese». Così quando il 26 febbraio 1727 morì Francesco I, i poteri dello Stato e anche del Gran Magistero dell’Ordine vennero assunti dal fratello Antonio, il quale dopo solo quattro anni di principato, il 20 gennaio 1731, venne a mancare anch’egli senza lasciare figli.

Elisabetta Farnese Regina di Spagna e consorte di Filippo V

Elisabetta Farnese Regina di Spagna e consorte di Filippo V

A questo punto diviene centrale il ruolo di Elisabetta Farnese, sorella dei due Duchi e Regina di Spagna per aver sposato Filippo V d’Angiò, il vincitore della Guerra di Successione Spagnola (si veda la voce della sezione storica La Casa di Borbone, ovvero tre Regni e un Ducato).

Ella riuscì ad assicurare che l’eredità allodiale della Casata Farnese andasse all’Infante Don Carlo di Borbone. Infatti, le grandi potenze, prevedendo come non lontana l’estinzione della Casa Farnese, stabilirono col Trattato di Londra del 1718 che alla morte del Duca Farnese, l’Infante Don Carlo avrebbe bensì avuto le terre dei Farnese (cioè il Ducato di Parma e di Piacenza), ma senza intrusioni del padre Re di Spagna, nemmeno con pretesti di tutela familiare. La Pace di Utrecht del 1713 lo esigeva. Morto pertanto il Duca Farnese nel 1727, il successore Antonio chiamò all’eredità allodiale della sua Casata l’Infante appunto Don Carlo di Borbone (suo nipote).

Nel 1731 Carlo entrò a Parma come sovrano; nel 1734 egli divenne Re di Napoli e nel 1735 fu incoronato, a Palermo, Re di Sicilia. Nel 1759, però, le due Corone di Napoli e di Sicilia, dopo la rinuncia di Carlo per divenire Re di Spagna, passarono al di lui figlio Ferdinando che regnò sino al 1825 (si vedano le voci dedicate a Carlo di Borbone e Ferdinando I).

[1] – Ivi, p. 25.

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